Ciao Mamma,
nella mia attività come ostetrica una delle domande più gettonate che mi fanno riguarda i possibili disturbi dei quali può soffrire il bambino appena nato e come è possibile prevenirli.
Spesso mi dedico a rassicurare le mamme e a ricordare loro che hanno il privilegio di trascorrere il loro tempo con il bambino.
Se usi il “tempo insieme” cercando di costruire una relazione attiva e alla pari con il bambino, questo permetterà di imparare a conoscerlo sempre di più ed osservarlo nelle sue abitudini di comportamento.
Così, diventerà più semplice capire se tutto sta andando bene o se c’è la necessità di consultare un professionista.
Il mio impegno è anche quello di promuovere nei genitori la conoscenza della fisiologia del bambino, ovvero saper riconoscere i suoi comportamenti e le sue modalità di interazione nel quotidiano.
In questo modo i genitori possono imparare a gestirli senza ansia e paura di sbagliare. La conoscenza della fisiologia del bambino garantisce al genitore di liberarsi dalle false credenze e di avere dei punti di riferimento che possono aiutarlo, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Mamma, con questo articolo voglio aiutarti ad avere le idee più chiare!
La nascita come proseguimento della vita uterina: la teoria di Harvey Karp
Molti esperti che si occupano di nascita hanno messo in luce come i primi mesi di vita del bambino devono essere considerati come un proseguimento della sua vita uterina.
Infatti, la crescita del bambino in utero è chiamata endogestazione, letteralmente “gestazione dentro l’utero”.
I suoi primi mesi di vita tra le braccia della mamma, invece, devono essere considerati come una gestazione fuori dall’utero, per questo viene chiamata esogestazione.
In pratica, i bisogni del bambino fuori dalla pancia continuano a essere molto simili a quelli che aveva quando era ancora in pancia: bisogno di contatto, di essere sempre vicino alla sua mamma, bisogno di nutrimento e simbiosi con i genitori.

Più questi bisogni sono soddisfatti, e ci vuole tanta pazienza, più il bambino sarà calmo e le crisi diminuiranno.
Il pianto, infatti, non deve essere mai inteso come qualcosa di negativo, ma piuttosto come un segnale tardivo di ciò che prova il bambino se non sente soddisfatti i suoi bisogni.
La tua presenza calma e avvolgente lo aiuterà a sentirsi sicuro e sviluppare le sue competenze in maniera autonoma e indipendente.
Ricordati inoltre che il nervosismo serale del bambino, di solito, tende a scemare dopo i tre, quattro mesi di vita.
Disagio muscolo scheletrico: perché i bambini piangono
Un argomento di cui si parla meno, ma credo sia molto importante, è il pianto del bambino come espressione di qualche piccolo disagio a livello muscolo scheletrico.
Per nove mesi circa il neonato vive all’interno di uno spazio ristretto: il tuo utero.
Per adattarsi a questo e alla conformazione dei tuoi muscoli e delle tue ossa dovrà adottare determinate posizioni che lo faranno sentire comodo.
Poi c’è il parto: un evento sicuramente impegnativo per il fisico del bambino.
Come sai il bambino dovrà passare all’interno del tuo bacino che, per quanto sia fatto apposta, è comunque uno spazio limitato. Allo stesso modo, per lui è impegnativo anche nascere se farai un cesareo.
Osservando tanti neonati ho visto come alcuni bambini hanno una preferenza nella scelta delle posizioni: di un seno rispetto all’altro o di una posizione di allattamento rispetto ad un’altra.
Anche quando è in culla il bambino esprime le sue preferenze: molto spesso tende a girare la testa sempre dallo stesso lato, tenere il collo e il corpo sempre nella stessa posizione.

È possibile che il bambino abbia bisogno di un po’ di tempo per assestarsi dopo la nascita e, a volte, con il suo pianto, lamenti i suoi fastidi fisici dovuti a questo adattamento.
Il ruolo dell’osteopata infantile
Spesso consiglio alle mamme di rivolgersi ad un osteopata infantile, sin dai primi giorni di vita.
Questa figura sanitaria si occupa di ripristinare le mobilità fisiologiche del corpo, a livello dei diversi sistemi (circolatorio, respiratorio, fasciale, nervoso, muscolo-scheletrico) che regolano il normale funzionamento dell’organismo.
Mamma, è importante però, che tu ti rivolga ad un professionista davvero esperto di neonati.
Ti ho già sottolineato come il pianto è una risorsa importante per il bambino, per questo non va mai ignorato. È uno dei linguaggi che il bambino utilizza per comunicare con te e sentirsi ascoltato, compreso, amato.
Mamma, ricordati che è fondamentale rivolgersi al pediatra se il bambino mostra alcuni o tutti questi sintomi:
- piange inconsolabilmente per molte ore al giorno di fila, circa 6-7-8 ore, dalla mattina alla sera;
- perde peso;
- ha febbre:
- modifica il proprio comportamento, ovvero è meno reattivo, meno tonico, più sonnolento e così via.
Queste sono condizioni che non devi mai sottovalutare. Tuttavia non sono la normalità: una serena consapevolezza può aiutarti a distinguere meglio se e quando preoccuparti seriamente per il tuo bambino.
Grazie mamma per aver letto tutto l’articolo! Spero tu l’abbia trovato interessante, ti lascio qualche link per approfondire altri temi correlati:
- Coliche del neonato: cosa sono e rimedi
- Allattamento al seno e mastite
- Papà in gravidanza: quattro consigli su come affrontarla
Mamma, ricordati che nella sezione “Risorse utili” puoi trovare tante guide che ti aiuteranno nel vostro percorso di crescita, tuo e del tuo bambino.
Ma ricordati anche che io sono con te in questo viaggio, infatti ho creato un corso pre parto online a cui puoi accedere ovunque tu voglia, che sia a casa, a lavoro o in sala parto.
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